
Oggetto recensito:
La trama. Il Giudice non riesce a capire il movente e meno che mai a trovare il colpevole di una serie di omicidi, e allora chiede aiuto a due vecchie conoscenze. Si tratta del Senatore e di Oscarzinho, titolari dell’agenzia “Oracoli & Miracoli” la quale fornisce consulenze ai criminali in guanti bianchi ma non disdegna di dare sottobanco una mano alla giustizia. L’agenzia che dà il nome al romanzo di Franco Mimmi (edizioni Lampi di stampa) era già nota ai lettori da un romanzo precedente, “Un cielo così sporco”, che si svolgeva in Italia ai tempi in cui i magistrati di Mani Pulite sembravano poter mettere un po’ d’ordine nel caos morale del paese, ma che si concludeva con un fallimento: per pulire il cielo italiano sarebbe occorsa una tempesta, e quello era stato appena un acquazzone. Ora “Oracoli & Miracoli” agisce in Brasile, a Salvador de Bahia, e là, su invito del Senatore, si reca il Giudice perché la distanza lo aiuti a considerare da un’altra e più acuta prospettiva i casi italiani, ormai affetti da “brasilianizzazione”. Dice infatti il Senatore: “Le somiglianze tra Italia e Brasile sono sconvolgenti: scandali, crimini, incapacità di fare riforme decenti, di farla finita con l'impunità delle mafie e dei politici.” Linee narrative. Il romanzo procede su tre linee. La prima segue il Giudice in un vero e proprio viaggio iniziatico: allontanarsi da sè per riacquistare la capacità di considerare le cose e gli avvenimenti in prospettiva. La seconda racconta tre dei casi risolti dall’agenzia “Oracoli & Miracoli”: nel primo una dama fa una industria della sua istituzione benefica per bambini orfani, nella seconda il mondo degli affari è rappresentato da un industriale che non esita a usare la violenza, nel terzo il sistema feudale brasiliano è rappresentato da una famiglia in cui potere economico e potere politico sono gestiti con la stessa mancanza di scrupoli. Casi paradigmatici di una società che, assicura il Senatore, non è altro che l’Italia del futuro, e forse del presente. La terza linea è rappresentata da una serie di articoli di un giornale di Salvador de Bahia (“A Tarde”) che dimostrano come i casi della finzione letteraria non siano affatto più truculenti di quelli della cronaca quotidiana. Lo stile. La tecnica narrativa usata dall’autore è un discorso indiretto che assorbe tutto - dialoghi, pensieri, descrizioni - in un continuum che prescinde dalla presenza del narratore e dà voce direttamente ai personaggi. Così il linguaggio e la storia narrata si fondono e diventano atmosfera, arricchita dai lampi ironici di citazioni en passant (deliziosa questa: “Erano morti dal giorno prima, lui in cucina, riverso sul tavolo davanti a una tazza di latte e fiocchi d'avena, lei in camera da letto, a letto, con un libro in mano, Va dove ti porta il cuore. Se lo merita, pensa il giudice…”), all’interno di una struttura che si rivela a poco a poco al lettore fino a ricostituire tutti i frammenti della costruzione. Originale ed efficace. Conclusione. Il romanzo, alieno dalla banalità e dalla facilità – davvero insolito, dunque, nel panorama del romanzo italiano attuale - , scava nella realtà sociale e nella psicologia dell’uomo qualunque ma decente, e giunge a una conclusione amara: pure la giustizia deve accettare compromessi, e la banalità del male è in ognuno di noi.
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