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Oggetto recensito:
libro
di: paola pilot




Vi sono libri che hanno come scopo precipuo divertire e intrattenere, avviluppare il lettore nella narrazione; altri aspirano ad un riconoscimento letterario di prestigio e talvolta lo ottengono; ancora ve ne sono che si pongono l'obiettivo di informare e di insegnare, di far riflettere sulle cose umane e pongono domande e danno risposte più o meno sensate e condivisibili.

Il libro di McEwan riesce bene in tutte queste cose.

Solar è un romanzo comico-satirico, ma non solo, perchè al servizio di un colossale affresco dei nostri tempi e della natura umana (sempre la stessa, in questo caso).

E' una farsa ma anche una tragedia, che illustra il comportamento degli abitanti del pianeta meglio di un trattato antropologico; che ci fa entrare nel mondo scientifico in modo analitico, analizzando in particolare l'ecologia, la ricerca delle energie alternative atte a salvare il pianeta ed i suoi abitanti dalla distruzione, ma anche i gretti interessi che ci stanno dietro.

Si impara molto leggendo questo romanzo. E molto si ride, amaramente.

Il professor Michael Beard non ha dubbi. Ogni fase della storia umana deve fare i conti con "la radicata tendenza dell'uomo a credere di vivere alla fine dei tempi, e considerare la propria morte indissolubilmente legata all'estinzione del mondo, e in quanto tale depositaria di un senso, o comunque un po' meno irrilevante".

Beard, in realtà, è molto più interessato al suo piccolo privato mondo egoista e meschino, fatto soprattutto di piccoli piaceri fisici (il cibo e il sesso in primis), che alla questione climatica.

L'incipit del libro ce lo mostra alle prese con il disastro del suo ultimo matrimonio, il quinto, che si sta disgregando a causa delle continue reiterate scappatelle.

Michael Beard si è lasciato alle spalle da tempo un passato remoto di gloriosi successi nel campo della fisica, che gli hanno valso persino un Nobel, e un passato recente di disastri matrimoniali e di eccessi personali.

E' un egoista all'ennesima potenza che ha perso anche l'antica genialità e l'interesse per la scienza e vive quindi di rendita sul prestigioso passato,essendo diventato oramai un burocrate bolso e lento. Insomma, l'ultima persona a cui si demanderebbe di salvare il mondo dal disastro ambientale.

Ma la conoscenza casuale con un giovane ed idealista ricercatore farà scaturire tutta una serie di bizzarre conseguenze, fino al personale disastro finale (metafora del disastro a più vasta scala a cui tutti siamo condannati?).

Vi è all'interno del romanzo una scena illuminante, che più di ogni altra rivela alla perfezione le meschine dinamiche dell'agire umano, e il perchè siamo forsi giunti a questo punto di non ritorno verso la distruzione del pianeta.E' una metafora esemplare: Beard, inviato con una spedizione in un campo base in Antartide, se la deve vedere ogni giorno con i problemi legati alla sparizione dei suoi capi di vestiario nello spogliatoio del campo.

Ecco: l’uomo si muove nel mondo come nello spogliatoio del campo base artico, obbedendo all’avidità e all’interesse personale, senza preoccuparsi degli altri e del mondo naturale che lo ospita. Così spariscono pezzi di abbigliamento, l’attrezzatura viene accatastata disordinatamente, e uscire vuol dire rubare qualcosa che apparteneva ad altri. L’accumulo di entropia nello spogliatoio equivale allo svolgersi del disastro climatico che vediamo aggravarsi ogni giorno e osserviamo senza eccessivi scrupoli morali. E come pensavano, quegli scienziati tanto fiduciosi nei progressi della scienza e dell'uomo quanto irrispettosi e irresponsabili dei beni loro concessi, di riuscire a salvare un pianeta tanto più vasto dello spogliatoio?

Non è certo un libro ottimista Solar. Del resto, il vero maestro nell'arte di far ridere e del saper ridere di se' è proprio il pessimismo. Si ride dei perdenti, mai dei vincenti.

Si ride quindi del professor Beard, e della sua vitalità forzata, sperando di mettere così un divario fra noi e quel meschino e goffo individuo.

Anche se in ognuno di noi ci sta almeno un poco di quell'idealista divenuto parassita, che non ha imparato a vivere malgrado i tanti talenti di cui la natura l'aveva dotato.

Perchè imparare a vivere e a ben convivere, con le persone e con il mondo che ci ospita, è ben altro, e non si improvvisa. E quindi Michael Beard avrà la sua punizione finale.

O forse riuscirà in qualche modo a sfuggirle, come ha sempre sfuggito la paternità ad esempio,vigliaccamente, con un'uscita di scena al limite, forse definitiva.

Ma ciò non ci è dato sapere, e non ha neanche importanza.

Che tanto, di Michael Beard, di analfabeti della vita, di cretini di talento, è pieno il mondo.





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