
Oggetto recensito:
Le Api, il Serpente, la Tartaruga
[ Paolo Fresu (tromba, flicorno) & Uri Caine (piano) - 19. 10. '11 h 21.30 - Teatro delle Api - Porto Sant'Elpidio ]
Organizzazione: - tam (Tutta un'Altra Musica) -
Succede di rado, ma poter azzardare un paragone con animali, anche nel jazz, mi pare il miglior tributo possibile, significa che ciò che vediamo/ascoltiamo ha raggiunto il massimo, nella bellezza, nella poesia... Intanto è bello, il Teatro delle Api: moderno, razionale, architettonicamente corretto. Non pretenzioso. Funzionale e comodo: la grande platea larga, inclinata il giusto come una collina. L'interno completamente foderato di legno liscio color miele (ovvio), quel minimalismo vagamente scandinavo... Arrivo che è quasi pieno. Qui anche il pubblico ci guadagna, è un bel pubblico. Nome evocativo, originale e facile: "delle Api". Adesso che ce n'è sempre meno, di api, quasi coraggiosa ma buona l'idea di intitolare a queste un teatro, per non perdere il senso della loro operosa ricchezza. Non so gli altri, ma qua stasera mi sento anch'io un'ape protetta, che ascolta, che riflette, che pensa... (...)
Fresu è Fresu. Fresu al quadrato, quando suona in coppia. L'ultima volta, dal vivo al Teatro dell'Aquila con Daniele Di Bonaventura al bandoneon ci aveva stregato tutti: insegnava al "ragazzo" a diventare grande come lui. E quello, già bravo di suo, aveva imparato tutto in due ore. L'altra notte invece era in TV con Bollani: due-tre pezzi di gran classe; oggi potrei dire che faceva le prove per stasera. Anche se Stefano Bollani e Uri Caine, nell'olimpo dei pianisti contemporanei (dove, alleluia, non ci sono gli Allevi e gli Einaudi) sono diversissimi.
Bravura, modestia, calma, inventiva. Ma anche originalissima e comunicativa presenza scenica. Non costruita, credo. Salvo gli aderenti pantaloni pitonati grigi: solo a lui stanno bene, voglio dire alla sua musica. Da "Sostiene Bollani" mi pare avesse, sotto la giacca, una T-shirt uguale, magnifico serpente che suona. Senza appoggi nè appigli, quasi attorcigliato alla sedia, anche stasera si autosostiene in equilibrio instabile muovendosi e torcendosi al ralenti, senza soluzione di continuità e senza spreco di energia, come fakiro al circo. Acrobata lento da superficie, riflessivo, magnetico. Sia che ti delizi col jazz-jazz che con la musica barocca rivisitata di Monteverdi, sia che ti faccia scoprire la "Travagliata"(!) del '600 di Barbara Strozzi, sia che ti schianti di tenerezza con "E se domani" di CarloAlbertoRossi-Mina. Spartiti di musica sparsi sul palcoscenico, tromba o flicorno che si chinano fino a toccarli... e serpente-Fresu che suonando potrebbe senza sforzo alzarsi in verticale capovolta, sospeso senza fili a quelle note che poi - splash - ogni tanto si spengono con la magia di una bolla di sapone (gli educatissimi effetti elettronici). Poi, le estenuanti note tenute lunghe (lunghe come sacrali serpenti stranamente rassicuranti), e le pause, e i silenzi, e i vuoti lasciati... E lui regale serpente senza alberi, sempre in calcolata attesa di nuove danze ellittiche e misteriose.
Uri Caine-pianista-da-Filadelfia non lo conoscevo. E' chiaro, (per me) lui è tartaruga (c'entra anche la sua silhouette): tartaruga sapiente che può spostare montagne di suoni. Autentico prodigio musicale: ardito potente brillante irresistibile costruttore / de-costruttore di musica. Monta e smonta. Ma seguendo sempre criteri improbabili, forse segreti, lungo rigorose e vantaggiose vie geometriche. [Penso ai misteriosi simbolismi delle tartarughe, le loro belle corazze di design ad esagoni ma tutte diverse... toh, anche le api c'hanno le casette esagonali...] Inventa ritmi funambolici, tempi-controtempi rasserenanti, Tartaruga-Caine. Sempre in agilità, mai in ansia: tanto che Serpente-Fresu, irretito e complice, si lascia trasportare e vi si avvongola sicuro, con affetto. Al pianoforte a coda lungo, nero, come a quello digitale, produce hertz in quantità industriale meglio di un'intera orchestra: "riempie", anzi, con tale maestria che manderebbe disoccupata un' orchestra! Sia quando arroventa le corde d'acciaio sia quando le acquieta, con una mano che asseconda l'altra in gesti lievi, costruendo silenzi, attese, emozioni... Vigoroso, presente eppur mimetico, come le sagge tartarughe di Darwin.
Alla fine, Serpente e Tartaruga ci onoreranno anche di ripetuti begli inchini agili e lunghi come ormai non usa più. Pensa, ringrazieranno anche le Api... CLAP-CLAP CLAP-CLAP CLAP-CLAP ...
21. 10. '11 Giorgio Camaioni
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