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Oggetto recensito:
La prima cosa bella di Virzì
di: davide Steccanella




Plausi incondizionati come raramente accade ha ottenuto in questi giorni il nuovo film di Virzì, il regista italiano che più di ogni altro mostra da anni di seguire con profitto il filone storico della commedia all'italiana di sapore provincial-agrodolce con una spruzzatina di ispirato neo-realismo che non guasta mai. Senza uguagliare la ai tempi esplosiva innovazione di "Ovosodo" o la più matura meditazione di "Caterina va in città" (che resta a mio parer il suo capolavoro assoluto anche per la estrema attualità del messaggio) "La prima cosa bella" è sicuramente un bel film che merita di essere visto anche se per la verità, a differenza dei tanti miei amici, io non mi sono commosso. Azzeccatissima come sempre la consueta ambientazione livornese che questa volta ci riporta ai gloriosi anni settanta che poi tanto gloriosi per la variopinta famigliuola protagonista non paiono essere stati. Fatto si è che con un notevole salto nel tempo si arriva ai giorni nostri dove i superstiti della medesima famigliuola si ritroveranno non solo tutti insieme ma diciamo che si ritroveranno in senso più profondo. Notevoli le prove attoriali di Mastrandrea e della Pandolfi soprattutto nel finale e della come sempre strepitosa Stefania Sandrelli che aggiunge qui un altro prezioso trofeo alle sue già tante straordinarie figure femminili cui ci ha abitutato in questi 50 anni. L'unico appunto che mi sento di fare però attiene proprio alla scelta delle due attrici per la centrale figura della madre coraggio di seduttivo aspetto, giacchè non solo le due prescelte non ci azzeccano una beata fava dal punto di vista fisico (la prima è la compagna del regista già vista nell'assai meno riuscito film sui Call centre) ma perchè la matura madre della Sandrelli appare troppo intelligente ed arguta per essere la versione anziana di quella invero scemissima bonazza dal cuore d'oro che manco sapeva cliccare il giusto tasto del telefono dell'avvocato presso cui trova non solo usbergo ma anche...vabbè non svelo. Da ciò la domanda sorge spontanea: cosa le è successo in tutti quegli anni alla bonazza scema per diventare così intelligente ? La questione non viene risolta nè dal regista nè dai figli ma forse il messaggio era proprio quello: nessuno la ha mai capita quella povera ma felice mamma del film. 





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