
Oggetto recensito:
L’Auditorium più piccolo che c’è ( e l’EDIPO RE meno costoso che c’è ) *
* Sofocle, EDIPO RE, con Vincenzo Di Bonaventura 5. 6. ’10 h 21.15 “Auditorium” S.Benedetto del Tronto via Fileni
Di Bonaventura è tornato. Non bisogna più mettersi in viaggio in macchina, affrontare trasferte (che pure si partiva volentieri) per andare a caccia di teatro d.o.c. Adesso, di nuovo, dopo quel suo indimenticabile Teatrlaboratorium 27 Aikot di via Fileni, ecco “Auditorium”: sempre sulla salita di via Fileni paese alto, proprio di fronte. Sarà predestinazione, ma per ricominciare dal punto di partenza del ’95 l’infaticabile Vincenzo ha fatto il giro delle Marche, insegnando con l’anima l’arte dell’attore, sempre producendo spettacoli di autori alti (classici, moderni, contemporanei). E costruendosi pure teatri dal niente, dove capitava, in paesi persi di collina, dietro speranzosi ristoranti in campagna, in tacchifici dismessi di “Casette” (che ora forse torneranno ai loro tacchi, magari per far soldi coi cinesi…). Teatro viaggiatore, il suo. Ogni volta, sul vetusto e rugginoso OM-camper, in compagnia della fida cagnetta, ricaricava tutti i pesanti legni (certo oltre 50 quintali) più i suoi attrezzi, le sue essenziali scene, e strumenti, e tamburi, e casse scorticate, e scale, e fari, e cavi elettrici, e libri, e ogni carabattola d’artista, e con ripreso entusiasmo riarmava, a mano, un nuovo vero teatro. Che bisogno avrebbe, lui, di un teatro? Ricordo Vincenzo diversi anni fa, in un “Inferno” (Dante ancora non andava di moda) d’una sera d’estate in uno slargo alla Sentina, scalzo sui sassi, con attorno spaesati turisti e a terra solo lumi accesi a delimitare la scena. Che roba! C’era anche sindacogaspari (un po’distratto) in libera uscita, non ancora sindaco… L’apertura della nuova stagione con l’Edipo Re di sabato scorso (la notizia è che “a richiesta” ci saranno ancora tre repliche: 11, 12, e 13 giugno) è stata (ma non è stata) una sorpresa: Vincenzo, unico (e solo!) a fare tutte le parti (e il tecnico del suono, e il regista…) all’inizio e alla fine, per “aiuto”(!) appena una maschera sul volto; unico (nel senso di originale ed esclusivo) il linguaggio, a tratti in buffo e suggestivo dialetto simil-abruzzese, che pure Sofocle si struggerebbe; unico, per dire incredibile, anzi incalcolabile, il costo-di-produzione della tragedia: “50 centesimi”, i fogli A4 adoperati per le comunicazioni, record planetario. Ma unico, ‘sto teatro “Auditorium”, costruito (come abusivamente) tra quattro pareti di garage coi faticati legni e il sudore di sempre. Tavola su tavola, chiodi e martello, insonorizzando a strati, tutto con estrema professionalità, senza superfluo design. Teatro autentico, altro che i finti in circolazione. Teatro aperto e libero. Teatro didattico e sperimentale, teatro di strada e di città, teatro scomodo, facile ma difficile, rigoroso, di studio, teatro non alla moda, non competitivo, non per le folle. Teatro senza costumi né trucchi, senza poltroncine di velluto, senza posti riservati, senza pubblicità, senza fondi. Più che invisibile. Teatro inventato, allenato, ad alta fedeltà. Teatro senza politici e senza professori. Teatro a km zero, per noi fortunati che non sappiamo di esserlo. Teatro pensante e pulsante, col ritmo giusto. Esplosivo, energico, nutriente, imprevedibile. Anche delicato. Allegro e d’evasione, talvolta, o intimamente musicale, con garbo, con classe, come un… contrabbasso. E “Il Contrabbasso” (di quel genio nascosto di Patrick Suskind che, prima di ri-sparire, lo presentò a Spoleto alcuni festival fa) si farà qui, forse già entro giugno, riproposto da Vincenzo Di Bonaventura. Alla sua maniera e probabilmente ancora in solitario. Ma per chi vorrà sarà un incontro unico e memorabile. Garantito. Il contrabbasso, lo strumento (un po’ impolverato), è già qui.
7. 6. ’10 Giorgio Camaioni
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