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Oggetto recensito:
Imperdibile il numero 6/2010 di MicroMega [Almanacco del cinema]
di: lorenzo velle




La rivista diretta da Paolo Flores D’Arcais ‘apre’ al cinema con un ghiotto programma. Da molto tempo mancava in Italia un almanacco come quelli curati da Vittorio Spinazzola negli anni Sessanta (ediz. Feltrinelli Universale Economica) o i “Quaderni del cinema” di Guido Aristrarco.

Il volume di oltre 200 pp. è curato da Gianni Canova e, a parte due lunghe interviste, la prima di Mario Sesti a David Cronenberg (“L’esistenza è il corpo”), pp. 25/36, con domande poste anche dal pubblico al maestro canadese e l’altra a Terrence Malick (“Il regista senza volto”), pp. 85/98, più un ricordo di Jorge Semprun (a cura di Fabio Gambaro), il resto della rivista è dedicato al cinema italiano.

Gianni Canova apre con “Il cinema italiano nell’era del cavaliere; seguono quattro tavole rotonde, la prima, a cura di Giona A. Nazzaro, “Il cinema può cambiare il mondo?”, con ospiti Giorgio Diritti, Daniele Luchetti e Paolo Virzì (pp. 9/24), la seconda, “Un copione da inventare”, curata da Tommaso De Lorenzis con Domenico Starnone, Sandro Petraglia e Francesco Piccolo (pp. 37/56), la terza, “La valigia dell’impiegato”, sempre a cura di Giona A. Nazzaro con Jasmine Trinca, Toni Servillo, Elio Germano e Alba Rohrwacher (pp. 69/84), la quarta, “Per un pugno di euro”, curata da Gianni Canova, ospita Angelo Barbagallo, Mario Gianiani, Nicola Giuliano e Domenico Procacci (pp. 99/114). Quattro aspetti, dunque, del cinema italiano di oggi, esaminati da registi, attori, produttori e sceneggiatori. . . Costituisce una vera sorpresa la presenza di Mario Monicelli che ‘in un racconto intensissimo e divertente e amaro’ ripercorre la sua vita (“Il mio cinema fra Mussolini, Sordi e Gorbačëv”, pp. 57/68). Malcom Pagani (pp. 115/128) nel “Cinema come rivolta” conversa con Marco Bellocchio. Franco Pellizzetti (pp. 129/146) descrive “Il cinema come rappresentazione del mondo” dopo l’11 settembre. Divertente l’articolo di Alesandro Robecchi, firma storica del “Manifesto” che si chiede in “Buzzicona Production” ‘dove finisce il berlusconismo e inizia Neri Parenti?’ Le pagine da 147 a 154 sono occupate da “Con orgoglio”, una riflessione nostalgica di Carlo Lizzani sulle ‘trasformazioni della nostra società segnata dalla dissipazione di un grande patrimonio culturale e politico’. Franco Montini (pp. 155/176) ricorda “Il compagno attore” Gian Maria Volontè, segue un secondo omaggio a Volontè (“Un uomo contro, un attore geniale”), a cura di Federico Pontiggia in dialogo con Francesco Rosi, Giuliano Montaldo e Felice Laudadio (pp. 163/176). Infine, Edoardo Bruno, Valerio Caprara, Federico Chiacchiari, Steve della Casa, Piera Detassis, Fabio Ferzetti, Bruno Fornara, Paolo Mereghetti, Giona A. Nazzaro, Roberto Nepoti, Federico Pontiggia, Lietta Tornabuoni, Dario Zonta rispondono alla domanda sui “Magnifici tre” (pp. 177/192): ‘quali sono i tre film d’impegno a loro avviso più significativi, belli e attuali di tutta la storia del cinema’: sorprendenti (e deludenti) le risposte di questi onnipresenti soloni della critica che, guarda un po’!, scelgono codinamente i soliti titoli italiani doc. A fine lettura, evitando con cura l’asfissiante Bellocchio-Lizzani-pensiero (manca per fortuna il pensiero di Citto Maselli), l’almanacco si raccomanda per tutto il resto. L’impressione generale che si ricava è una sorta di Fort Apache del cinema italiano e una provincialissima scelta mainstream.





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