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Oggetto recensito:
Il romanzo di David Lodge "Il prof è sordo"
di: Lidia Gualdoni




Si comincia tutti così. All'inizio ci si rende conto di avere sempre più difficoltà a sentire ciò che ci dice la gente, ma il problema non è dovuto al fatto che gli altri farfugliano le parole, perciò si immagina così di avere i condotti uditivi parzialmente ostruiti; il medico, però, non avendo individuato accumuli di cerume, suggerisce un controllo presso il reparto otorinolaringoiatrico, ed è in questo momento che realizziamo che, forse, stiamo davvero perdendo l'udito. Il conseguente esame audiometrico ci confermerà, infatti, che stiamo soffrendo di sordità sulle alte frequenze, la forma più comune di quella che viene definita “sordità acquisita” (distinta dalla sordità congenita): generalmente è causata dalla perdita precoce delle cellule ciliate dell'orecchio interno, che convertono le onde sonore in messaggi per il cervello. A quanto pare, un individuo comincia a perderle a partire dal momento della nascita; tuttavia, dato che ve ne sono circa diciassettemila in ciascun orecchio – una quantità ben superiore al necessario –, l'udito inizia ad essere compromesso soltanto quando si raggiunge una perdita che corrisponde circa al 30% delle cellule totali. Ciò accade alla quasi totalità degli uomini in prossimità dei sessant'anni – ma ad alcuni avviene molto prima. Questo decadimento è dovuto a cause diverse. La più comune è di origine traumatica, come l'esposizione ad un rumore eccessivo. Se non è dovuta a un trauma, e non è ereditaria, forse la sordità è attribuibile a una malattia infantile – un virus, un infezione delle orecchie – che ha danneggiato in maniera permanente l'apparato uditivo. La ricerca della causa della sordità è tuttavia puramente accademica, in quanto il problema è senza rimedio: non esiste alcuna cura e questa condizione non può che peggiorare cosicché, in maniera graduale, invecchiando, si svilupperà una perdita di capacità uditiva relativa a tutte le frequenze. E' confortante, allora, che a scrivere di questo problema sia uno dei più noti e apprezzati autori inglesi contemporanei, David Lodge, precisando, nei ringraziamenti del suo ultimo romanzo, che la sordità del protagonista/narratore attinge alla sua personale esperienza. Si tratta – il titolo è più che eloquente –, di Il prof è sordo e, visto che Lodge è stato per oltre venticinque anni professore emerito di Letteratura inglese all'Università di Birmingham, è facile intuire in quale misura si possa parlare, anche in questo, di una sua immedesimazione con il protagonista, Desmond Bates, un professore universitario di linguistica in pensione, che si trova ad affrontare la routine quotidiana con nostalgia verso il vivace ambiente accademico e con qualche problema pratico dovuto non solo alla crisi di mezza età ed alla complicata situazione familiare, ma soprattutto alla sordità. A movimentare questa routine, però, non ci sono solo il progressivo deterioramento della capacità uditiva e qualche fallimento relativo alle prestazioni sessuali: c'è anche la moglie, Fred (Winifred), che sembra ringiovanire e trarre nuove energie dal crescente successo dell'attività aperta con un'amica, un esclusivo negozio di arredamento e, insieme, galleria d'arte; c'è il padre molto anziano che si rifiuta di lasciare la casa londinese per trasferirsi in un ricovero, nonostante la progressiva perdita di autonomia; ci sono le preoccupazioni per i figli, la trentasettenne Anne, in attesa del primo figlio, e l'impenetrabile Richard, scienziato nel campo della fisica delle basse temperature; e, infine, c'è Alex, un'affascinante studentessa americana, alle prese con una ricerca sulle caratteristiche dei biglietti di addio lasciati dai suicidi: bugiarda cronica ed esperta manipolatrice, seducente ma irresponsabile e imprevedibile, Alex sembra pronta a tutto pur di ottenere l'aiuto di Desmond e diventerà in breve tempo una vera e propria minaccia, una presenza ossessionante nella vita dell'ex-professore. Chiuso in un isolamento che provoca più di un imbarazzo negli interlocutori e molte situazioni esilaranti, il nostro protagonista, che pure non lascerà nulla di intentato pur di riuscire a gestire meglio la sua sordità – non ultimo un corso di lettura delle labbra –, decide di tenere una specie di diario: “Più ostica diventa la comunicazione orale, più allettante è il controllo totale che si può esercitare sul discorso scritto, soprattutto se l'argomento è la sordità”. Impossibile, allora, non dilungarsi in approfondimenti e riferimenti letterari, scientifici, sociologici: dalla reazione nota come “Effetto Lombard” (i parlanti, in presenza di rumori ambientali, accrescono il proprio sforzo vocale per opporsi al deterioramento dell'intelligibilità del loro messaggio) al più autoironico “Effetto Bates”, da lui stesso definito come ostilità inconscia sviluppata dai portatori di auricolari verso questi strumenti, tale da indurli a lasciar scaricare le pile per sbadataggine; l'analisi di testi poetici, i giochi di parole (il più ricorrente è fra gli omofoni deaf, sordo, e death, morte), personaggi e autori della tradizione inglese e non... tutto sembra portarlo, da esperto in linguistica, ad una lucida presa di coscienza: la sordità è comica, mentre la cecità è tragica: “Naturalmente, si potrebbe sostenere che la cecità è una sventura ben maggiore della sordità: se dovessi scegliere tra le due, preferirei la sordità, lo ammetto. Le due menomazioni non sono diverse soltanto per il grado di perdita sensoriale, ma sono antitetiche anche culturalmente e simbolicamente, come la tragedia e la commedia, la poesia e la prosa, il sublime e il ridicolo”. E più in là: “Un cieco crea intorno a sé un'atmosfera intensamente emotiva. Chi lo nota, lo osserva con compassione e cambia percorso per aiutarlo, lo guida attraverso strade affollate e gli indica gli ostacoli sul suo percorso – e immancabilmente finisce per accarezzare il suo cane-guida. Il cane, il bastone bianco, gli occhiali scuri sono segni visibili della sua menomazione e attirano uno slancio di simpatia immediata nel prossimo. Noi duri d'orecchi, al contrario non disponiamo di elementi di riconoscimento che inducano alla compassione. […] Gli estranei si accorgono della nostra sordità soltanto dopo aver tentato – a lungo e invano – di comunicare con noi: generalmente, la loro reazione non è di compassione, bensì di irritazione”. E' così che si concretizza, pagina dopo pagina, la sua solitaria battaglia per una vita meno condizionata dalla sordità e per un equilibrio più stabile. Le situazioni in cui si trova coinvolto – fra le altre, una faticosa giornata natalizia, la breve vacanza in un villaggio turistico esclusivo, le visite al padre, gli incontri clandestini con Alex, le lezioni del corso di lettura delle labbra, un tour di conferenze in Polonia e la visita al campo di concentramento di Auschwitz... – ricche di allusioni, di incomprensioni, ma anche di acute osservazioni, fanno di questo romanzo, che termina con una morte e con una nascita insieme, una brillante commedia sulla vita moderna, una riflessione dolce-amara sulla fragilità dell'esistenza, sulle sue diverse sfaccettature e sull'incerto confine che divide felicità e dolore, serenità e inquietudine.

David Lodge - "Il prof è sordo" - Traduzione di Gilson M., Palazzi R. - € 19,50, 446 p. - Bompiani, 2009 - Collana Narratori stranieri

Giudizio: due soli





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