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Oggetto recensito:
Il Profeta" di Jacques Audiard
di: Davide Steccanella




Si compie tutta all'interno di un orrendo carcere francese la inarrestabile ascesa criminale del giovane e talentuoso Malik entrato arabo sfigato senza un ghello ed uscito padrino anzi addirittura Profeta, rispettato e temuto da tutte le varie mafie (corse, arabe, francesi etc.) che con cinico coraggio ha saputo via via turlupinare e tutto da solo. Claustrofobico, angosciante e nella prima mezzora violentissimo al punto da volersene andare, via via il film, tecnicamente realizzato benissimo e recitato da parte dello sconosciuto protagonista ancora meglio, ti conquista, al punto che personalmente lo colloco come il miglior film dell'anno tra quelli da me finora veduti. Clamorosa denuncia della inutilità del recupero carcerario vera e propria palestra delinquenziale e delle falle della legge Gozzini (se un magistrato di sorveglianza lo vede non ti molla più un permesso che è uno), il film nelle straordinarie seppur malvagie conquiste del protagonista solo contro tutto e contro tutti, ti fa meditare sulla incredibile grandezza di risorse dell'uomo rispetto a qualsiasi altra razza vivente, e capisci come ce l'hanno potuta fare i nostri avi tra quelle guerre e stenti che le nostre generazioni di bamboccioni non hanno mai provato. Insomma altro che attenti al cane, attenti all'uomo, quell'uomo-animale che quando è ridotto allo stremo è più feroce e pericoloso di qualsiasi altra bestia. Tra i film meno buonisti della storia e vero e proprio manifesto della anti-epica Eastwoodiana merita forse anche per questo di essere visto purchè muniti di giusto "pelo"... Davide Steccanella





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