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Oggetto recensito:
I miracoli di fra' Silvio Cipolla
di: Sara Di Giuseppe




I miracoli di fra' Silvio Cipolla

... Dovete adunque sapere ch'egli avviene spesso che sotto turpissime forme d'uomini si truovano maravigliosi ingegni dalla natura riposti. La qual cosa apparve in un de' nostri cittadini de' quali io intendo brevemente ragionarvi.

Arcore è, come voi forse avete potuto udire, un castel posto nel nostro contado, il quale, quantunque piccol sia, di nobili uomini e d'agiati è abitato. Nel quale, poichè buona pastura vi trovava, usò lungo tempo d'andare ogni anno a ricoglier le limosine fatte loro dagli sciocchi un de' frati, il cui nome era fra' Silvio Cipolla (per la cagion che quel terreno produce cipolle famose in tutto il contado).

Era questo frate, di persona piccolo e isformato, di pelo rado, con viso piatto e ricagnato, ed il miglior brigante del mondo; d'anni già vecchio ma di senno baldanzoso e altiero, di sè ogni cosa presumeva, con suoi modi e costumi tanto sazievole e rincrescevole, che niuna persona era che ben gli volesse. Ed oltre a questo, niuna scienza avendo, sì ottimo parlatore e pronto era, che chi conosciuto non l'avesse, non solamente un gran rettorico l'avrebbe estimato, ma avrebbe detto essere Cicerone medesimo, o forse Quintiliano.

Egli, secondo la sua usanza in agosto, essendo tutti gli uomini e le femine da torno venuti alla messa nella canonica, quando tempo gli parve, fattosi innanzi disse: "Signori e donne, voi dovete sapere che, essendo io ancora molto giovane, io fui mandato in Truffia ed in Buffia, paesi molto abitati e con grandi popoli, e di qui pervenni in terra di Menzogna, ed in brieve tanto andai addentro, che io pervenni infino là dove mi furon mostrate molte sante reliquie: il dito dello Spirito Santo così intero e saldo come fu mai, e una dell'unghie dei cherubini, e una delle coste del Verbum-caro-fatti-alle-finestre, ed alquanti de' raggi della stella che apparve a' tre Magi in Oriente, e un'ampolla del sudore di san Michele quando combattè col diavolo, e la mascella della Morte di san Lazzero ed altre. E mi fu donato un de' denti della santa croce ed in un'ampolletta alquanto del suono delle campane del tempio di Salomone e la penna dell'agnol Gabriello; e financo dei carboni co' quali fu il beatissimo martire san Lorenzo arrostito. Le quali cose io tutte di qua meco divotamente le recai e, temendo di fidarle altrui, sempre le porto meco. E mi pare esser certo che volontà sia stata d' Iddio che io, col mostrarvi i carboni, raccenda nei vostri animi la divozione.

Perciò, figliuoli benedetti, voglio che voi sappiate che chiunque da questi carboni in segno di croce è toccato, può viver sicuro da povertà e affanni, acquisterà salute, niuna tassa o balzello lo tormenterà, e sarà pregiato sopra ogni altro, potrà sollazzarsi ogni dì con omini e con femine, e senza alcun ritegno spendere, e niuna pestifera lege gli darà tormento o pena. E poi che così detto ebbe, cantando una lauda mostrò i carboni; e poi che la stolta moltitudine li ebbe con ammirazione reverentemente guardati, tutti con grandissima calca s'appressarono a frate Silvio e dando le migliori offerte ciascuno il pregava che con essi li toccasse.

Per la qual cosa fra' Silvio Cipolla, recatisi questi carboni in mano, sopra i lor farsetti e sopra i veli delle donne cominciò a far le maggior croci che vi capevano affermando che quanto essi scemavano a far quelle croci, tanto poi ricrescevano. Ed in cotal guisa avendo tutti crociato i fedeli, fece coloro rimanere scherniti, e poi che partito si fu il vulgo, tanto ebbe riso che s'era creduto smascellare. E tanto crebbe la divozione a lui, che molti miracoli affermavano che Iddio avesse mostrato a chi divotamente a lui si raccomandasse.

Da: G. Boccaccio, Decameron VI, 10

17.08.'11 Sara Di Giuseppe www.faxivostri.wordpress.com





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