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Oggetto recensito:
I fuorilega del Nordest
di: Marina Bisogno




I Fuorilega del Nordest, di Francesco Gesualdi, edito da Dissensi Edizioni, è un romanzo di denuncia e allo stesso tempo di riflessione. Gesualdi, ex alunno di don Milani, è da sempre impegnato per la difesa dei diritti e per il rispetto della legalità, e vanta già numerose pubblicazioni tra cui Sobrietà. Dallo spreco di pochi ai diritti di tutti, Manuale per un consumo responsabile. Dal boicottaggio al commercio equo e solidale, Il mercante d’acqua, editi da Feltrinelli. Il protagonista del nuovo romanzo, Riccardo, è figlio di due operai impiegati presso la Cucirini, un’azienda tessile locale. Una vita semplice ma felice, fino al giorno in cui i genitori di Riccardo vengono licenziati. Nel piccolo paese di Sanzemeo, si diffonde l’idea che i licenziamenti siano la conseguenza dell’avvento dei cinesi sul mercato, che in poco tempo hanno surclassato il made in Italy. L’intolleranza contro gli stranieri si manifesta attraverso rappresaglie, azioni violente, dibattiti xenofobi, che scaraventano la città in un clima di guerriglia. Gli eventi spingono il protagonista ad entrare in politica, dimenticando gli ideali di giustizia e legalità da cui era stato mosso, e cedendo al compromesso morale. Sarà uno scontro verbale con sua sorella minore a fargli aprire gli occhi e a rivedere il suo comportamento. Il professor Marchetti, suo amico, gli spiega che non è colpa dei cinesi se i suoi hanno perso il lavoro, ma della globalizzazione e della scalata delle grandi multinazionali, che sfruttando la manovalanza dei più poveri, schiacciano le economie locali e l’artigianato. Riccardo è come fulminato da questa rivelazione. Si dimette dai suoi incarichi politici e viene assunto presso l’ufficio progetti della Vestmart, la stessa azienda presso cui lavorava sua sorella Elena. Quest’ultima si busca una lesione al polso e non viene riassunta, mentre Riccardo fa il suo ingresso da architetto. La Vestmart domina nella grande distribuzione, ma non brilla per trasparenza e correttezza. Improvvisamente Riccardo riceve l’incarico per un viaggio di lavoro in Cambogia, sede di alcuni nuovi fornitori aziendali, la Garment Industries, produttrice di biancheria e Wood Industries produttrice di mobili componibili. In Cambogia il protagonista toccherà con mano le misere condizioni degli autoctoni, costretti a lavorare senza il riconoscimento dei loro diritti. Grazia a Paola, una ragazza italiana trasferitasi da anni in Asia, Riccardo vede la povertà e la sofferenza, percezioni che cambieranno per sempre il suo punto di vista. Dialoga con la gente, carpendo l’anima di una cultura diversa eppure martoriata. Si schiera dalla parte dei deboli, scende in piazza contro gli interessi della Vestmart, rischiando il posto di lavoro. È un altro Riccardo quello di cui si legge nella seconda parte del libro, rinnovato dall’amore per una donna e per la vita. L’intuizione della disuguaglianza ha un effetto scioccante su di lui, che improvvisamente cresce e sceglie una vita diversa dalla precedente. Nel libro, compaiono tra i dialoghi, riflessioni sull’oscenità della globalizzazione economica, che uccide le piccole industrie, favorendo le grandi aziende, interessate ad invadere il mercato mondiale. Ipermercati, centri commerciali, visioni distorte della vita e del rapporto con i lavoratori: meccanismi infernali in cui la nostra società si è ingabbiata, e che continua a mietere vittime. Consumismo e produzione di rifiuti sono le due facce della stessa medaglia. Il grande merito dell’autore sta nel fatto che è riuscito a nascondere tra le righe messaggi sociali di grande attualità, che ha scelto di affidare ad una storia frutto della sua fantasia, ma verosimile. E ancora le insidie della corruzione politica, di interessi scellerati di uomini senza scrupoli. Poi la coscienza, la libertà d’animo di un uomo che sembrava essersi perso, ma che alla fine ritrova la strada, il senso, grazie alla caparbietà di sua sorella e della donna di cui si innamora. Un reticolo di ostacoli e segnali, di vie impervie e buie, di luci che appaiono lungo il cammino, e che si deve avere solo il coraggio di seguire. Il linguaggio è semplice, diretto e la storia procede spedita, verso il momento di massima tensione narrativa. La crisi, la caduta in picchiata di preconcetti e false ideologie, sono il passaggio imprescindibile per la rinnovazione personale. Un invito accorato alla pietas, al rinnovamento, al senso critico…all’umanità ormai perduta.





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