
Oggetto recensito:
I BOTTI, LA CORRIDA, LA TRADIZIONE
Dal primo gennaio 2012 è abolita la corrida in Spagna, Catalogna, con legge del Parlamento regionale. Quasi contemporaneamente, dicembre 2011, ordinanze municipali hanno vietato i botti di fine anno in duemila comuni italiani [Anche se qui, in terra picena, la maggioranza dei sindaci ha tenuto in non cale gli esempi virtuosi degli altri. Uno ha bofonchiato il suo presuntuoso "fate i buoni" ovviamente inascoltato; un altro, muto come un sepolcro, ha lasciato parlare le bombe esplose nella sua neo-promossa città; un terzo ha innalzato alti lai a difesa della "tradizione" perchè sarebbe come togliere i botti a Sant'Emido (!). E certa stampa locale a fare il cane da riporto, maneggiando le istanze degli "abolizionisti", fra il plauso dei supporters, col sarcasmo che si riserva alle fastidiose amenità di qualche originalone perfino, perchè no, un po' fuori di testa].
Scelte di civiltà, l'abolizione della corrida e il divieto per i botti, con buona pace degli aficionados di tauromachia e degli appassionati di cose che fanno bum. Il messaggio che da ambedue emerge vola più alto del calcolo pedante del quanto e del se i divieti siano stati rispettati in Italia, e del perchè e con quanta dose di calcolo politico la corrida sia stata abolita.
Vi è, oltre a ciò, un comun denominatore fra due realtà per altri versi così lontane, ed è il feticcio invocato dai fan contro i divieti e l'abolizione: la "TRADIZIONE". "Le tradizioni e i rituali di massa sono bestie difficili da domare" osserva Michele Serra su Repubblica. Vero, e non è certo la tradizione in sè a dover essere demonizzata, bensì l'ottusa resistenza di questa in modi e forme che le trasformazioni del pensiero, del sapere, dell'etica, della sensibilità comune (e, oggi, anche della tecnologia) rendono impraticabili. Se in passato si salutava l'anno nuovo con artigianali miccette / bombette - pur fastidiose, ma innocue - è folle che si continui farlo oggi con "armi" che feriscono, mutilano, uccidono; che provocano danni acustici, sofferenza fisica e psichica in umani e animali, che inquinano pesantemente aria e ambiente coi loro fumi e i residui dispersi. Per non parlare di costi, energia, ecc. Così per la corrida spagnola, pur profondamente radicata nel passato e nell'identità nazionale: oggi che sensibilità diverse ci fanno respingere i riti cruenti, e nuove certezze e cognizioni scientifiche indicano gli animali come esseri dotati di vita emotiva e psichica, la violenza su di loro esercitata per motivi di spettacolo e di commercio non è più tollerabile.
Il richiamo alla tradizione è in tali casi - per i botti di fine anno come per la corrida, come per le tante manifestazioni pubbliche in contrasto con ragione, etica, senso comune - il comodo mantra buono per ogni occasione; funzionale alla più reazionaria demagogia; alibi e rifugio per quanti scelgono di ascoltare le proprie più primitive pulsioni. Il rispetto della tradizione non può coincidere col "sonno della ragione"; coloro che nel suo nome dalle stanze del potere blandiscono ottusità, ignoranza, violenza, di questo sonno portano intera la responsabilità.
Grottammare 4. 1. '12 Sara Di Giuseppe www.faxivostri.wordpress.com
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