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Oggetto recensito:
HOME: vivere in autostrada
di: Paola Di Giuseppe




Una famigliola vive a ridosso di un moncone di autostrada non finita e abbandonata da anni e anni. La vita scorre normale, come in un qualsiasi quartiere di città, solo che di là non passa nessuno e la libertà è totale, si corre in biciclettina sulla corsia contromano, si prende il sole "nature" nel giardinetto ai bordi del guard rail, si attraversa ogni mattino per andare al lavoro in città, dall’altra parte. Dopo 95 minuti la voce di Nina Simone con Wild in the Wind scorre sui titoli di coda, mentre resti fermo sulla poltrona e ripercorri le immagini all’indietro, e cerchi di capire cosa ti ha avvolto come in una ragnatela di questo film, "la negazione del road- movie" dice la Meier, eppure parla di autostrada, di automobili. C'è una casa dove tutto sembra correre leggero nel vento e finirà con porte e finestre murate. E' un ossimoro, questo film, dove gli estremi impensabilmente si toccano giustificandosi, anzi, integrandosi in uno straniamento totale. Dire che è una metafora è abbastanza ovvio, credo banalizzante, finirebbe in un déja vu centinaia di volte. Lasciamolo da parte il sermoncino sulla (in)civiltà dei consumi, delle macchine che ci divorano, della spazzatura che ci affoga. Tutto ok, è così, lo sappiamo, il film vuol dirci altro, vuol dirci che si può sognare anche senza poter volare, vivere su un'autostrada non usata, dimenticata, non finita da dieci anni come se fosse il giardino delle meraviglie, in una casa fuori dal mondo come in un luna park, in una dimensione di leggerezza e di allegria che ti spiazza di continuo, perchè si, sei tu, lo spettatore, ad essere chiuso in gabbia, non loro, padre, madre e tre figli, tutti così diversi e così complementari, così assurdamente "oltre" rispetto ai conflitti, ai martellamenti quotidiani della famiglia-tipo, dei va' a quel paese di normale educazione quotidiana. E' un vivere in un micro-universo appagante, onirico, dove tutto si tiene perchè tutto è così assurdo, come nei sogni, come nella pazzia. Ma poi arriva la normalizzazione, e quel moncone di autostrada viene asfaltato, le macchine sfrecciano, l'ossido di carbonio e i decibel toccano i livelli di guardia, quella normalità che sembra il bene più grande da desiderare, ebbene, arriva, perchè un'autostrada non è un posto per correre in bicicletta, tenerci piscinette di gomma o lettini per prendere il sole! La nave dei folli diventa la macchina dei normali, e i normali impazziscono, scappano (la figlia più grande), si menano tra loro (madre padre e figli rimasti), si murano dentro per non sentire il rumore fino quasi a soffocare. Resterà una possibilità, lasciare la casa maledetta e camminare fra le erbe incolte ai lati dell'autostrada, senza una meta, immergendosi in un giallo vangoghiano che è luce, sole, spighe di grano, forse. E la voce di Nina Simone. Forse qualche minuto di troppo, in questo film, e qualche momento sopra le righe, quasi che la Meier temesse che non capissimo. Ma poco male, credo. ________________Home, Francia, 2008, di Ursula Meier con Isabelle Huppert, Olivier Gourmet, Adélaïde Leroux, Madeleine Budd, Kacey Mottet Klein, durata 95’





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