
Oggetto recensito:
A dieci anni di distanza dal suo film più intimista (La stanza del figlio) e a cinque da quello più politico e profetico (Il caimano), Nanni Moretti sforna la sua opera forse più matura e compiuta. La storia di un Papa in crisi di identità, pieno di dubbi ed incertezze, è solo il pretesto per una metafora sulla condizione umana contemporanea. Scienza psicoanalitica e fede religiosa sono entrambe incapaci di dare un significato e un senso, come pure di condurre l'uomo nel proprio percorso esistenziale. La frase chiave del film è quella che il Nanni-terapeuta, impegnato a tenere il punteggio di due partite di pallavolo in contemporanea, pronuncia parlando della "terribile bellezza del darwinismo" e, dunque, dell'assenza di un significato ultimo della vita. E, d'altra parte, anche la Bibbia, l'unico libro che gli è possibile leggere nel chiuso delle stanze vaticane, è un testo terribile, drammatico e disperato. I cardinali del Conclave sono solo uomini spaventati dalla possibile responsabilità 'disumana' di doversi fare guida del popolo dei credenti; spesso infantili e con tutte le debolezze e le fragilità dell'essere umano: qualcuno ha incubi notturni, qualcun'altro pedala sulla cyclette, chi è curioso delle quotazioni dei bookmakers, molti alla prese con gli psicofarmaci. E' in questo contesto desolante che il Papa, in incognito, erra per la città disorientato, fino ad essere 'catturato', lui attore mancato, da una compagnia di teatranti che stanno preparando Il gabbiano di Cechov guidati da un primattore 'pazzo'. Ed è una mancanza (il 'deficit di accudimento') che segna la vita di tutti noi sin dall'infanzia. Solo nel gioco (geniale l'idea del torneo di pallavolo) si ritrova un po' di gioia e senso di appartenenza ad un gruppo. E' un film dove il piano surreale, in cui spicca la figura del Moretti-psicoanalista, più sé stesso che mai, e quello drammatico, interpretato da un Michel Piccoli- Papa straordinario nella sue essenzialità, si intrecciano perfettamente senza stridere, in una sorta di controcanto reciproco per la creazione di un quadro disperato e pessimista come non mai nell'opera del regista. Altre letture sarebbero necessarie, tanta è la ricchezza della costruzione, ma un solo risultato finale è possibile: psicoanalisi - fede 0 a 0, purtroppo!
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