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Oggetto recensito:
Fish and Jazz
di: Giorgio Camaioni




Fish and Jazz

[ "CaterinaPalazziQuartet" (Danielle Di Majo_sax Giacomo Ancillotto_guitar Maurizio Chiavaro_drums Caterina Palazzi_doublebass) ]

5° "CAMERA CONCERTO" / House Concerts Tour 2012 / Ittiturismo Fish / 10 giugno 2012 h 21.30 / Grottammare (AP)

www.notedicolore.net

Non pare mediterraneo questo tramonto, nonostante il mare. E non pare d'aspettare l'inizio di un concerto, non ci sono rosse "frau" in fila, posti numerati, biglietti... Ovviamente non siamo neanche in teatro [tra l'altro, qua i teatri sembran fatti per stare chiusi!]; e neanche in un palazzetto, in una palazzina-azzurra, in un appartamento vintage anni '70 (come i primi due house-concerts), in un kursaal... Neanche in una piazza, in una stazione, in una fattoria, in una scuola, in uno chalet, in un garage...

Siamo da Fish, quel casottino su sabbia e sassi, tutto in legno di pino polacco dentro fuori sopra e sotto, quindi con acustica da Parco della Musica di Roma. E c'è atmosfera di Danimarca: sole basso ombre lunghe e vento, che se ci fossero dune le farebbe pian piano camminare, che se ci fossero (una volta c'erano) i bassi cespugli spontanei dalle foglie ad ago, li spettinerebbe. Ma Fish ha il tetto ricoperto di rame e non d'erba, e la sabbia intorno non è liscia e compatta come all'isola di Rømø, e le onde fiacche non calamitano surfisti. E' solo Fish. Grazioso. Architettonicamente corretto. Libero. Unico. Stasera ancor più unico: perchè non si mangia fish, ma jazz. Siamo una quarantina, senza politici. I soliti sconosciuti ormai amici.

Arrivano tre ore prima, perchè sono ragazzi seri, i musicisti. Posizionano e provano gli strumenti: la miriade di marchingegni e pedali del chitarrista (potrebbe essere un millepiedi...); la batteria minimalista con pure un piatto smozzicato "che suona meglio di quando era intero"; l'agile piccolo sax dorato; e il contrabbasso, che però resta a lungo steso e impacchettato nella sua custodia da rally tutta protezioni e imbottiture, per resistere pure nei vagoni postali dell'Orient Express. Musicisti viaggiatori, si vede. Lo si capisce di più ascoltandoli: il loro jazz racconta, è cronaca, è storia, è viaggio. Guarda i titoli del loro CD "Sudoku Killer" : La lettera scarlatta / Vampiri / Berlino est / Delitto e castigo / La vedova nera / Viaggio in Italia / La guerra dei mondi. Non è jazz virtuoso, tecnologico, d'esibizione, da festival, e neanche pensoso- contemplativo. E' jazz che evoca fatti, narrazioni, potrebbe accompagnare film gialli e documentari di National Geografic. Straordinario il (nuovo?) primo brano della serata: un pezzo da Avventure nel mondo, lento-marziale, scandito dal ritmo ossessivo di un timpano dall'inizio alla fine, con guizzi e variazioni ai cambi di paesaggio. Atmosfere orientali d'Asia centrale, penso mongole. Vengono in mente le spedizioni di Gengis Khan, le battaglie coi Tartari, le marce negli immensi territori cinesi fin forse alla Grande Muraglia... O anche quei severi viaggi d'oggi, a cavallo nella taiga tra gli Tsataan - uomini renna - fino al cuore dei monti Altai presso i Kazaki, cacciatori con le aquile... Questo è un jazz capace di condurti, chissà, nelle profonde valli mongole, nella steppa infinita, tra deserti e paludi, laghi salati, montagne senza nome, fiumi ghiacciati, tra le anitre selvatiche e i serpenti al sole... Ma anche più in là, in "altri mondi". L'amico Middio-il-libraio, ieri sera, chino sui suoi Mac: mi lascia raccontare, poi di scatto mi stende "Il barone sanguinario" di Vladimir Pozner, leggi, mi dice. Ecco, transitando per es. dalle parti di pag. 224, ma anche prima, si può capire cosa voglio dire: questo quartetto ti incita l'immaginazione, ti fa viaggiare dove non andrai mai. Ti fa vedere storie, vita, paesaggi, odori. Col suo jazz. Ecco perchè dirgli bravi a questi ragazzi è riduttivo. Quando finiscono è mezzanotte, all'orizzonte sul mare sfilano suggestive le luci dei pescherecci che lasciano il porto verso nord per le battute di pesca di 3-4 giorni. Se Caterina Palazzi & C. riprendessero gli strumenti e ri-eseguissero quel primo pezzo (quello di Gengis Khan, ecc.), sarebbero altre potenti emozioni...

12. 6. 2012 Giorgio Camaioni www.faxivostri.wordpress.com





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