
Oggetto recensito:
"Eseguendo la sentenza" di Giovanni Bianconi è un libro stupendo che dovrebbe essere imposto in tutte le scuole italiane affinché i tanti nati dopo il 1978 possano conoscere quella che è stata la più importante e nefasta pagina della complessa storia politica e culturale del nostro paese e che, meglio di ogni altra, può aiutare a capire il significato di questi ultimi 30 anni e del perché di quell’oggi che è sotto gli occhi di tutti.
Attraverso la più completa ricerca di documenti e testimonianze dell’epoca, l’autore ricostruisce in tempo quasi reale, quei drammatici 55 giorni che vanno dal 16 marzo 1978, giorno del rapimento del Presidente della DC Aldo Moro in via Fani, al giorno del suo macabro ritrovamento nel bagagliaio di una scassata renault 4 parcheggiata in via Caetani.
55 giorni decisivi che avrebbero irrimediabilmente mutato per sempre il corso degli eventi italici mentre, ci ricorda l’autore, la Juventus vinceva lo scudetto prodromico ai mondiali argentini di Bearzot ed il talentuoso regista americano Woody Allen conquistava per la prima volta gli Oscar con il bellissimo “Io e Annie”.
Il 16 marzo del 1978 la grande e meritoria fatica politica di Aldo Moro si sarebbe finalmente completata, quel giorno infatti avrebbe dovuto giurare, udite udite, il primo governo monocolore votato per la prima volta anche dal PCI di Berlinguer, insomma le due grandi forze popolari italiane che avevano fatto la resistenza finalmente e di nuovo insieme, era il sogno del finale degli anni settanta, gli ultimi in cui si è davvero creduto in qualcosa, gli ultimi dell’impegno.
Quel fatidico 16 marzo le BR, rivoluzionario fenomeno armato tipicamente nordista che aveva da poco costituito una propria colonna anche nella capitale, soppressero insieme ad Aldo Moro anche il futuro segnato del nostro paese, spazzando via, seppure in diverso modo, quei tre uomini “per bene” che a diverso titolo stavano costruendo un futuro migliore, lasciando così campo libero a quei tanti uomini assai meno per bene che ci avrebbero portato senza soluzione di continuo agli anni del riflusso, al CAF a tangetopoli e quindi agli attuali 16 anni di governo berlusconi, laddove la b minuscola non è certo casuale.
Impietosa e fedele cronaca di una breve ed inarrestabile disfatta di uno Stato tanto squallidamente pomposo quanto clamorosamente incapace dapprima di impedire che 5 o 6 disgraziati, neppure così tanto ben organizzati, prelevassero in pieno giorno ed in pieno centro di Roma il più abile statista italiano dopo averne trucidato le cinque innocenti guardie neppure protette da vetri blindati, e quindi di individuare quel losco scantinato ove per 55 giorni era stato relegato. Si vedono così goffamente sfilare i vari Piccoli, Donat Cattin, Pisanu (giovane) ed altri supremi membri della nomenclatura di allora Papa Montini compreso, ed alcune figure tutt’altro che goffe ed assai astute quali Andreotti e Cossiga che in seguito e non a caso faranno, a Moro abbattuto, una “discreta” carriera, mentre la povera famiglia del prigioniero attende vanamente di percepire dagli amici degli amici un qualsiasi cenno di vaga presenza di uno Stato in nome della cui ferma difesa si è deciso sin da subito di sacrificare lo scomodo ostaggio.
Ma gli amici si fanno beffe anche delle strazianti ed autografe parole di chi pur nella sventura conferma di valere almeno dieci volte tutti loro messi insieme, e così bollato come incapace, lui vero capace, dai tanti incapaci, Aldo Moro verrà abbandonato al suo annunciato e triste destino anche da chi, fino al giorno prima, pendeva dalla sue labbra.
Nessuno della DC al suo funerale, sentenziò in ultimo la prostrata moglie Noretta, nella speranza che sul valore umano e politico dell’illustre marito facesse giustizia la storia, ma la storia, si sa, spesse volte è traditrice.
Oggi sono passati poco più di 30 anni e sembra passato un secolo, di quella Italia che volevano Moro e Berlinguer non c’è più traccia da tempo, ci sono solo una serie di terrificanti mezze figure che continuano a volerci fare credere che il passato è passato e che l’oggi è l’oggi, e quel che è triste e che per ora almeno (e spero solo per ora…) ce l’hanno fatta, ahimè.
Se oggi proviamo a chiedere ai giovani (ma anche ai meno giovani) chi era Aldo Moro e che cosa successe in Italia in quel drammatico 1978 per lo più manco ti sanno rispondere.
Gli anni ottanta, il disimpegno, le televisioni e più in generale la tremenda sottocultura degli ultimi 30 anni hanno fatto piazza pulita di tutto e hanno sostituito ai vari La Malfa, Fanfani, Malagodi, Zaccagnini, Moro e perché no ? Craxi (che fu fior di politico e lo dimostrò anche in quei 55 giorni), gente del calibro di Bondi, Bersani, Bonaiuti, Rutelli, Veltroni, De Magistris, Bossi, Gasparri o Gelmini e sono riusciti pure a fare credere alla stragrande maggioranza degli italiani che la politica e l’Italia sia solo questa.
Le BR durarono poco (grazie a Dio) ma cazzo se ce la fecero a disfare il paese oltre forse le loro stesse e più pedestri intenzioni. Può essere infatti che come dicono in molti in realtà proprio quel 16 marzo 1978 cominciarono a perdere, ma quel che è certo è che purtroppo quel giorno, e la cosa è ben più grave, abbiamo perso tutti NOI.
In fondo le BR volevano la distruzione dello Stato che c’era e quello è stato indubbiamente distrutto, come tutti i veri stolti distruttori poco importava loro cosa poi arrivasse in… cambio.
Io avevo 16 anni e quindi ho avuto la sfiga ma anche il privilegio di vedere direttamente quel che successe nel 1978 ed ecco perché oggi mi posso permettere quasi cinquantenne di potere dire ai più giovani che io ho fatto almeno in tempo anche a vedere una… Italia diversa.
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