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Oggetto recensito:
DVD "Storia di altre storie" di Francesco Guccini ed. EMI
di: Davide Steccanella




In occasione del 70esimo compleanno di Francesco Guccini la Emi Music Italy ha appena pubblicato un doppio CD antologico “Storia di altre storie” (alla feltrinelli al prezzo promozionale di euro 17,50) che raccoglie racconti e storie in musica scelti dallo stesso cantautore, tra cui le immortali Via Paolo Fabbri 43, Autogrill, L’Avvelenata, Canzone per un’amica, Noi non ci saremo, Quattro Stracci, Farewell, Bisanzio, Eskimo, Cirano, Dio è morto, La locomotiva. Tra i brani anche due tracce mai pubblicate finora su cd, Nella Giungla e Un Altro Giorno e’ Andato ed il tutto accompagnato dalle superbe note di copertina di quel Riccardo Bertoncelli citato come noto nella Avvelenata. Questa raccolta fornisce la migliore delle occasioni a chi ancora non lo conosce per scoprire quante canzoni meravigliose ha scritto questo superbo cantore da osteria che ha una faccia talmente espressiva già di suo che lo ha voluto il Liga per il suo Radiofreccia e che ha fatto commentare all’anziano papà di una mia carissima amica del tutto digiuno di musica italiana che quello che stava ascoltando (ossia la locomotiva) era un’opera d’arte e non una canzone. Dalla meravigliosa e struggente “Farewell” alla irrinunciabile “Cirano” canzone di tale intensità emotiva che solo per quella il "nostro" meriterebbe un posto nella enciclopedia della grande musica giacchè fa venire la pelle d'oca ogniqualvolta la senti. Sin dal suo primo LP di esordio “Folk beat n.1” Francesco Guccini da Modena, classe 1940, professore di lettere e tanto altro, rappresenta, nel panorama musicale italiano (ma forse non solo) un “caso” del tutto anomalo....visto che da più di 40 anni (“Noi non ci saremo” retro del noto 45 giri “Auchwitz” gran successo dei Nomadi è del 1964 !!!) sforna, senza cadenze ben precise, dischi di autore che, senza alcuna presentazione pubblicitaria, e senza alcun bisogno di passaggi televisivi, finiscono puntualmente e subito in testa alle classifiche di vendita ed ivi ci rimangono per un bel pò ed indipendentemente dalla concorrenza straniera o nostrana. Ugualmente ogni anno verso l'autunno molla per un pò di tempo la sua casetta negli appennini tosco-emiliani (ove si è rintanato fuggendo dalla celebre casa bolognese di via Paolo Fabbri 43) ed i sui tanti altri interessi (oltre che insegnare scrive con un amico bolognese del formidabili libri gialli), imbraccia la sua gloriosa chitarra rigorosamente acustica, e si fa coi soliti musicanti che lo accompagnano da illo tempore il giretto dei grandi palasport italiani che sempre puntualmente, e ancora una volta senza grandi annunci o altra grancassa, riempie fino all'inverosimile, roba da fare schiattare di invidia gente come RHCP o Greenday. E il bello è che il suo pubblico cresce di anno in anno giacchè ai nostalgici che vanno ai suoi concerti come fosse un rito annuale si aggiungono man mano masnade di nuovi ragazzetti infraventenni che cantano a memoria i suoi testi (peraltro lunghi e non facili) insieme a padri e ormai anche nonni, e così ai suoi happening si crea una atmosfera affatto particolare con almeno tre generazioni riunite sotto un unico tendone a sentire musica. Mi ricordo che uno dei suoi più recenti concerti al Forum letteralmente stipato in ogni angolo con centinaia di giovanotti in piedi abbarbicati ad ogni pertugio e distinti padri di famiglia comodamente assestati sulle tribune più defilate ed austere magari arrivati 3 ore prima per stare comodi... Evidenziando il più spettacolare dei contrasti pubblico-evento, di fronte a una tale massa di adoranti lui esce sul palco arrivando da dietro senza luci o altro, con la solita camiciona ed il solito bicchiere di carta che appoggia per terra e, come se niente fosse, inizia il suo solito show, quasi si affacciasse al balcone di casa propria e di fronte a quattro gatti e non ad una platea immensa, e dopo un semplice saluto, comincia a raccontare e a raccontarsi. Il concerto di Guccini non è il solito concerto dove il divo arriva, inizia a suonare e poi smette e se ne va, ringraziando tra le urla, no ! Da Guccini insomma si va per una serata insieme ad un ormai vecchio signore che ha visto passare tutte le mode e le chimere possibili e che non è mai cambiato e che quindi riceve ancora oggi il giusto tributo di un grande pubblico che ancora ha voglia di sentire la sua musica ed il suo vissuto che, rispetto alle tante mode effimere, non è mai tramontato, perchè la poetica musicale di Guccini potrà piacere o meno, ma era e resta “essenza” e non “crosta”. E così tra una battuta e l'altra, di politica come d'amore, e qualche sassolino che la sua veneranda età gli concede ancora di togliersi ma sempre con quella patina di sana compiacenza emiliana che solo in quella incredibile terra è dato di trovare e senza sbavare, Guccini rinnova il suo mondo e la sua musica attraverso i suoi soliti ed immortali pezzi che ogni volta riascolti volentieri, perchè quando li hai sentiti eri ragazzino e volevi cambiare il mondo e oggi che il mondo non te lo fanno più cambiare c'è ancora lui che per una sera ti ricorda che la vita merita di essere impegnata e non buttata nel cesso dell'inutile. Anche la scaletta da anni e anni è sostanzialmente la stessa, si comincia con “Canzone per una amica” che scalda la voce (lo ha detto lui) e si finisce con il rito della... “locomotiva” dove quella grande forza spiegava allora le sue ali, parole che dicevano: gli uomini son tutti uguali…" e che è un pò l'inno dei gucciniani, perchè in fondo quell'anarchico che corre contro il treno altri non è lui, questo grande cantore della generazione anni '70 che dopo gli anni '80 e i '90 e quanto ne è successo, ha ancora voglia di parlare ai ventenni di oggi degli anni 2000 senza saccenza e senza infingimenti, giovani che infatti lo capiscono perchè non si traveste da giovane nè da finto papà. Insomma Guccini, come tutti gli artisti (cfr. Dylan) può ovviamente non piacere ma è la prova evidente che il successo, quello vero e che resiste nel tempo, il più delle volte arride a chi vale davvero, e non a chi cerca soltanto di farlo credere per un pò, forse perchè, come nella immortale Eskimo, lui "con le tette al vento ci girava già tanti anni fa.......".





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