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Oggetto recensito:
Altra “gioventù bruciata” : La prima linea
di: Paola Di Giuseppe




”Fin dalla prima lettura siamo rimasti sedotti dalla sceneggiatura. L’Italia è uno dei pochi paesi che ha il coraggio di raccontare attraverso il cinema la sua storia.” hanno detto i Dardenne, produttori insieme ad Occhipinti del film, e, a visione avvenuta, crediamo si possa convenire sulla qualità e il coraggio di un film osteggiato a lungo, costretto a rinunciare a finanziamenti statali sempre altrimenti e generosamente profusi,vittima di aprioristiche e immotivate censure (il comune di Milano si è distinto nell’ostacolarlo togliendo il patrocinio). Liberamente tratto da “Miccia corta” di Sergio Segio, il”comandante Sirio” fondatore di Prima Linea, formazione politica armata degli anni di piombo, il film racconta in 96’ minuti serrati l’assalto al carcere di Rovigo il 3 gennaio dell’’83, organizzato per liberare Susanna Ronconi, la donna di Segio, e le altre compagne del gruppo.L’azione di commando provocò la morte di un uomo e fu seguita, dopo poco tempo, dalla cattura definitiva dei protagonisti. De Maria costruisce la storia con una serie di intersezioni fra passato e presente, mescolando a tratti filmati d’epoca (Piazza Fontana, Piazza della Loggia,i funerali del giudice Alessandrini, ucciso da Prima Linea perchè indagava su di loro) iscrivendo il film tra i due primi piani in apertura e chiusura di Scamarcio/Segio, che dichiara la sua resa e accetta la responsabilità politica, giuridica e morale di tutto quello che ha fatto. Sappiamo che l’ex terrorista si è dissociato dalla produzione perchè, “scesa a troppi compromessi”, non avrebbe adeguatamente ricostruito il contesto storico. In realtà, proprio affidandosi allo scandaglio rivolto al privato delle due vite di Sergio e Susanna, De Maria ha colto il clima funesto di anni in cui la quotidianità, scandita dagli omicidi, dagli assalti alle armerie, dalle gambizzazioni a pezzi rappresentativi delle strutture del potere, era stravolta da un ideologismo aberrante di cui quelle generazioni furono, prima che carnefici, vittime. Portatori di utopie di fronte alle quali ogni tentativo di razionalità o anche solo di umana pietà era destinato a fallire, incapaci di ascoltare voci, come quella di Pasolini, che smascherò da subito mistificazioni e “cattivi maestri”, vissero nell’universo chiuso di spogli e anonimi appartamenti, tane in cui l’amore, autentico, forte, come quello di Sergio e Susanna, sembra condannato all’asfissia. Brevi telefonate o visite a genitori che assistono con angoscia muta al destino di figli perduti per sempre, collettivi in cui si decidono all’unanimità esecuzioni a freddo di vittime inermi,vecchie macchine imbottite di tritolo e armi che si spostano lungo gli argini di un Polesine freddo e anonimo, intrico di strade, ampi casolari e capannoni industriali fra campi a perdita d’occhio, l’orizzonte è questo. Vite di ventenni che la storia ha travolto, lasciandoli poi a chiedersi, prima di buttare le armi, il senso di tutto quello che era successo, e non trovarlo. ”Un omicida che voleva un mondo migliore”,Sergio, ma senza la grandezza,l’esuberanza,la follia, magari il cinismo, dell’eroe e del combattente di un tempo. Questi giovani hanno attraversato l’inferno come piccoli travet dal grilletto facile, imbottiti di slogan e letture mal digerite, lasciate nei cassetti dove conservavano le P38. Il loro mondo è bruciato, ci dice questo film doloroso, ma non è stato un fuoco purificatore e loro sono stati gli ultimi ad accorgersene________(La prima linea,Italia, 2009,durata 93', di Renato De Maria con Michele Alhaique, Francesca Cuttica, Awa Ly, Lucia Mascino, Giovanna Mezzogiorno, Fabrizio Rongione, Riccardo Scamarcio, Daniela Tusa)





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