Il 9 maggio 1960 faceva il suo debutto negli Stati Uniti il famoso anticoncezionale, che ha dato un contributo decisivo alla liberazione (sessuale e non solo) delle donne
di Margherita Granbassi
Pubblichiamo il capitolo dedicato all'argomento della Guida al corpo della donna dalla A alla Z, di Carlo Flamigni e Margherita Granbassi, libro edito da Giudizio Universale
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Forse sarà la conformazione anatomica, il fatto che il pene sporge in avanti mentre la vagina rientra. Forse sarà la circostanza che nel coito l’uomo deve compiere un’azione muscolare e la femmina attendere quest’azione. Certo è frequente l’affermazione che le donne “sono” mentre i maschi “fanno”. Una distorsione che si estende fino al quotidiano ma che parte addirittura da Aristotele. In Aristotele il maschile è simboleggiato dal fallo, il principio astratto della ragione e del movimento è rappresentato in concreto dal sesso del maschio, mentre il sesso femminile non indica niente. Un simbolo analogo a quello del fallo manca al femminile. Se escludiamo la pillola anticoncezionale. Inventata nella seconda metà degli anni Cinquanta, è ancora oggi definita genericamente “la pillola”, con un significato simbolico molto importante.
Pillola, lavatrice e più recentemente tv. Sono probabilmente questi i tre ingredienti che maggiormente hanno contribuito alla liberazione sessuale delle italiane dai condizionamenti della tradizione patriarcale e oscurantista. La lavatrice ha liberato il tempo, la tv i desideri. La pillola ha liberato il corpo. Non è un caso che più di 200 storici abbiano concluso che la pillola ha avuto un impatto sull’umanità nel XX secolo maggiore della teoria della relatività di Einstein, della bombanucleare e di internet.
L’anno della sua prima diffusione è il 1960: tra gli Stati Uniti e Cuba sta per scoppiare la guerra, le gemelle Kessler cantano Dadaumpa, e l’adulterio femminile, dice la Corte costituzionale, non è diverso da quello maschile. Ma la pillola viene da lontano. L’ha inventata un medico ostinato e geniale, tale Pincus: un brillante biologo di origine russa che nel 1934, poco più che trentenne, realizzò la fertilizzazione in vitro dei conigli, ricerca che gli regalò il soprannome di Dottor Frankenstein, e gli costò la perdita del posto di professore ad Harvard.
In Italia la pillola fu disponibile in farmacia, dietro prescrizione medica, dal ’60, ma agli inizi la sua diffusione fu collegata ai problemi mestruali e non alla contraccezione. Sulla pillola si scatenarono allarmismi di ogni genere, dalla stampa ai politici, che accusarono il medicinale di bloccare la crescita demografica dell’Europa. Solo i movimenti degli anni Settanta, il femminismo, e soprattutto il lavoro di informazione capillare della laica Aied (Associazione italiana per l’educazione demografica), fecero sì che venisse abolito l’articolo del codice penale che vietava la propaganda e l’utilizzo di qualsiasi mezzo contraccettivo. Nel ’76 furono abrogate le norme che vietavano la vendita della pillola anticoncezionale. Quindi, dopo 15 anni, la pillola arrivò nelle farmacie riportando l’indicazione “contraccettivo” sul foglietto illustrativo.
Se vogliamo riportare ancora più indietro le lancette della storia, possiamo dire che gli antenati della pillola si trovano in Jane Austen. A proposito di scelta e sessualità, infatti, le eroine create dalla grande narratrice inglese combattevan per potersi scegliere il marito, invece che farselo imporre previa valutazione della propria dote. Tuttavia, è esattamente la prospettiva del matrimonio e della gravidanza che – secondo i principi cardine del femminismo – pone le basi per la subordinazione e lo sfruttamento della donna. A parere della neo-femminista Shulamith Firestone, la supremazia maschile si avvantaggia del fatto che la donna, nel suo periodo di gravidanza-allattamento-accudimento dei figli, si trova in condizione di debolezza, è dipendente dall’aiuto e dalla protezione dell’uomo. L’emancipazione quindi non sarebbe solo un fatto di uguaglianza economica: la liberazione della donna prima che nella questione della produzione inciampa nella questione della riproduzione. Perciò è necessario separare quest’ultima dalla sessualità con i mezzi di contraccezione, che ottengono un doppio risultato: rendono il sesso un’espressione gioiosa della personalità, e consegnano alla donna l’autonomia nel regolare la sua esistenza.
Come sempre, però, una volta che certi obiettivi sono raggiunti, e che delle trasformazioni sociali effettivamente avvengono, nascono i dubbi. Non sarà che la pillola ha liberato invece l’uomo, nel senso che gli ha messo nel letto più donne di quelle che avrebbe trovato disponibili? Non è che grazie alla pillola l’uomo ha meglio sfogato i suoi istinti, lasciando che fosse la donna a rischiare la salute per un sovraccarico di ormoni? (Anche se oggi, con il progresso scientifico, i dosaggi si sono ridotti e il quadro medico sembra rassicurante).
Non è che per separare il piacere dalla procreazione, adesso ci troviamo con un piacere senza procrezione ma anche con una procreazione senza piacere? La verità non è mai a senso unico, ma a chi fosse confusa dalle troppe teorie, consiglio il rimedio di una notte bollente, vissuta con la tranquillità disapere che non rischia di uscirne con la vita sconvolta.
Nel mondo sono cento milioni le donne che fanno uso della pillola. In Italia il 20% circa della popolazione. La donna può autogestire il suo corpo con un confetto che contemporaneamente ha il controllo indiretto del corpo dell’uomo. Se è vero che la pillola la prende una donna, è anche vero che la assimila (per traslazione) il suo uomo: in una coppia decide la pillola quando è il momento di avere un figlio. Si tratta di avere e togliere la scelta in un unico gesto.
Nel film Matrix il tema che più mi affascina è la possibilità della scelta: in una delle scene più famose, Morpheus (una sorta di Spartacus che vuole liberare gli uomini dalla schiavitù delle macchine) mette davanti agli occhi di Neo (il protagonista) due pillole: una azzurra e una rossa. Dopodiché pronuncia le seguenti parole: “È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra: fine della storia. Domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa: resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quanto è profonda la tana del bianconiglio”. Quando Neo avvicina la mano verso la pillola rossa, Morpheus aggiunge: “Ti sto offrendo solo la verità”. Neo ha scelto la strada della verità, naturalmente, altrimenti il film sarebbe finito lì e buonanotte. Ma nella vita di coppia la scelta è quotidiana, e per ogni film che finisce ce n’è sempre un altro che può cominciare.
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Pillola anticoncezionale
Da Guida al corpo della donna di Carlo Flamigni e Margherita Granbassi
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